Abstract:
La peste descritto da Boccaccio nel Decameron rappresenta la corruzione morale della gente afflitta dalla pestilenza. Vedendo “l’universale dissolvimento della vita civile” (Russo, 37), siamo pietrificati dalla paura e gustiamo il poco tempo che rimane perdendo ogni norme della società. Per scappare dalla pena di morte, dieci fiorentini formano una brigata e vanno fuori della città di Firenze. La brigata vuole evadere il pericolo immorale e mortale della peste, e va alla ricerca d’un rimedio morale. Passa dieci giorni raccontando delle storie piacevoli. Scelgono un re o regina per ogni giornata del Decameron che in suo posto sceglie un argomento della conversazione del proprio governo. Mentre la peste rappresenta la corruzione morale dell’umanità e la caduta dell’uomo, la brigata rappresenta la fuga della gente ed il suo desiderio per l’ordine e per mantenere la civiltà umana nella faccia di gran paura e caos. La nuova realtà della brigata è un microcosmo dentro la realtà vera della corruzione morale del nostro mondo. Attraverso le cento novelle, la brigata discute varie soggetti e le loro moralità. Comunque, Boccaccio usa delle storie che hanno l’abilità di farci allontanare dalla via giusta; racconta delle novelle piacevoli ed immorali. Secondo me lo fa per darci una fuga divertente dagli effetti bruttissimi e dolorosi della peste. Quindi, esistono tre realtà nel Decameron: la realtà corrotta della peste, il mondo morale della brigata, ed il mondo della gente raccontata nelle cento novelle. Penso che Boccaccio provi a esplorare le complessità della natura umana. Parliamo qui del potere persuasivo della retorica, la divisione fra i generi, e la presenza dell’Eros nelle novelle. Discutendo la complessità della realtà attraverso il scontro delle tre realtà del Decameron, i lettori imparano e crescono.